Capita nei momenti di crisi: una società può salire in Borsa nonostante abbia presentato un bilancio in calo rispetto all'anno scorso. E' quello che è accaduto a Italcementi, uno dei leader europei del calcestruzzo e del clinker (l'elemento base per la produzione del cemento), controllato dalla famiglia Pesenti. La nota dei conti 2010, in realtà, è stata presentata venerdì a mercati chiusi. Quindi soltanto questa mattina gli analisti hanno potuto confrontare i numeri con le tabelle delle previsioni e con quanto accaduto l'anno precedente: anche nel 2009, Italcementi aveva visto i fondamentali in calo rispetto alla stagione precedente, ma in misura maggiore di quanto accaduto negli ultimi dodici mesi. E se a questo si aggiunge il fatto che la situazione politica in Egitto, dove Italcementi possiede alcuni degli impianti più importanti del Paese africano, si capisce il balzo del titolo a Piazza Affari: l'azione ha chiuso in rialzo del 4,6% (ben al di sopra del dato complessivo di Piazza Affari, il cui indice principale ha guadagnato la miseria dello 0,03%).
Ma andiamo con ordine. Il bilancio 2010 di Italcementi si è chiuso con ricavi in calo del 4,3% a 4,7 miliardi (ma l'anno prima il calo era stato del 13,3%). L'utile è sceso a 197 milioni, con una riduzione dell'8,5%, ma molto meno marcata del -22% con cui si era concluso il 2009. Il dividendo rimane invariato a 0,12 euro per azione.
Ma cosa si prevede per l'anno in corso? Continuerà la corsa dei Paesi emergenti in cui la società è presente (Egitto e Marocco e l'area asiatica) e per l'Italia "si profila un mercato in lieve recupero con una favorevole dinamica dei prezzi".
Quanto all'Egitto, lo stop degli impianti dovuto alla situazione politica, avrà per Italcementi un impatto negativo stimato a livello di ebitda in 15 milioni di euro. Quindi limitato, e ciò è piaciuto alla Borsa.
Ma in una situazione come questa, è inevitabile mantenere sotto controllo il debito, per evitare un peggioramento delle condizioni con le banche. E se il dividendo non può salire, è inevitabile ricorrere alla vendita di qualche partecipazione. Oltre a quella annunciata due settimana fa della controllata turca. Cessioni che riguarderanno, come ha specificato il consigliere delegato del gruppo Carlo Pesenti "asset per noi marginali, ma molto richiesti da altri operatori, sia per il business sia per il posizionamento geografico. Si tratta per lo più di società in cui siamo minoritari".
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